Sotto il Suo Passo Nascono i Fiori by Francesca Bocca-Aldaqre Buttafuoco Pietrangelo

Sotto il Suo Passo Nascono i Fiori by Francesca Bocca-Aldaqre Buttafuoco Pietrangelo

autore:Francesca Bocca-Aldaqre, Buttafuoco Pietrangelo [Pietrangelo, Francesca Bocca-Aldaqre, Buttafuoco]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2019-10-24T22:00:00+00:00


Dove vola l’ombra

Sono gli angeli o sono i fiori gialli del pergolato a far da sentinelle al passo di Wolfgang appesantito dalla sua trasognata rassegnazione?

In cammino tra gli abeti del suo giardino Goethe si volta indietro ma non torna mai indietro.

La sua vita – dai giorni del vigore a quelli della maturità – è tutto un romanzo d’iniziazione.

Senza mai una trepidazione nell’umore, un’inquietudine da sciogliere in società o un’apprensione su cui lasciare una nota, in lui che interroga continuamente il grande libro della natura, c’è piuttosto l’archetipo, il simbolo, l’allegoria.

Non si racconta a sé stesso, Goethe, mettendosi in posa.

S’interroga, e scrive: “Hai ancora una volta il coraggio, ombra indaffarata, di ripresentarti alla luce del giorno?”1

Parla a sé stesso e bussa alla propria coscienza come al negozio di un rigattiere dove il passato – il suo, tutto di amori appassionati e desolanti abbandoni – se ne resta nella triste distesa del tempo concluso.

Se sono i fiori gialli, di sentinella, eccolo: l’ombra amorosa di lei – la sua Marianne – non l’abbandona.

Quel che gli rimbomba in petto è un libro scritto per me.

In prima fila, davanti al palcoscenico della sua vita, raccolgo i suoi pensieri: “Ti onoro, ti tengo lontana, riprendo a vivere; ti abbandono dove vola l’ombra e riconosco me stesso in te.”

Goethe lavora alle sue opere, istruisce la filata delle rappresentazioni e ai suoi personaggi – lui che davvero non vive il reale quotidiano – concede sé stesso.

Tratta l’intero dramatis personae della sua opera come un medico il ricettario dei propri pazienti, a ciascuno di loro affida la meravigliosa serenità di un continuo inizio – una vera prescrizione per la vulnerabilità patetica di ognuno – per svegliarsi al sentimento originario, quello di ciò che è primo.

Come nella natura, die eigentliche Originalnatur, e così nella parola. Laddove c’è una lingua fedele alla verità dell’invisibile.

Tratta l’intero dramatis personae della sua opera, me compreso, come un medico il ricettario dei propri pazienti.

Ne avrò consapevolezza – io, io che ho le mie inconfessabili astuzie – quando ancora l’Urfaust è solo un abbozzo.

La sua opera artistica è una continua confessione, la sua ispirazione ha – io lo so, anche voi a questo punto ne siete a conoscenza – un senso segreto nell’abbondante profusione che fa delle sue note autobiografiche.

E qui, mi consentirete, devo dare ragione al dottor Sigmund Freud. Wolfgang era “un accanito occultatore.”

Non ci si sostituisce mai ai personaggi, con Goethe, come accade in un romanzo di James Joyce, nei canovacci di William Shakespeare o in Don Chisciotte o Pinocchio per cui qualcuno può sempre dire “oggi mi sento Don Chisciotte o Pinocchio, oppure l’Omino di burro.”

Solo e sempre all’autore ci si riferisce – ci si identifica – nel caso di Goethe e così lui stesso si occulta in Werther, in Faust, in me stesso, in Wilhelm Meister... È sempre lui.

Nella sua sfarzosa stanza da letto, Wilhelm Meister è preso dall’angoscia.

Non riesce a dormire e, quando è certo che nessuno lo veda, “si mette in capo un turbante bianco, indossa una specie di veste



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